Il fattorino dell’ufficio è partito.
Tutto quanto succede nel dove in cui viviamo, succede in noi.
Tutto quanto cessa in ciò che vediamo, cessa in noi.
Tutto ciò che è stato, se lo abbiamo visto quando era,
quando se ne va è tolto da dentro di noi.
Il fattorino dell’ufficio è partito.
– Libro dell’inquietudine, Fernando Pessoa
A Natale, una cara amica, al corrente della mia battaglia per una camera a Milano, mi ha segnalato La Casa Bovisasca, una delle rocambolesche Case Milanesissime di Alvar Aaltissimo.
Popolato da una serie di creature grafiche bizzarre, frutto della fantasia del suo autore, il libro vagheggia una Milano kafkiana che si rivela sorprendentemente vicina a quella reale.
Cercate casa nel capoluogo meneghino? Preparatevi a trasformarvi in splendidi ossimori.
Metà Bianconigli, metà lupi di Wall Street, navigherete a vista nel regno del paradossale: vi imbatterete in sgabuzzini che hanno fatto il salto ontologico a monolocale -ma non quello catastale- in affittuari che vi vogliono inquilino per bene con la liquidità di un narcotrafficante, in gatti facoltosi disposti a dividere con voi l’appartamento, in quasi-proprietari quasi-etici, a disagio con l’esosità del canone ma ancora di più con quella del proprio mutuo, in agenzie senza-costi di agenzia e in agenzie con fin troppi costi d’agenzia.
Come testimoniare questo spaesamento? Quali immagini sono il giusto indice della dimensione abitativa milanese? Con eleganza formale e spirito duchampiano, questo libricino raggiunge lo scopo proponendo una serie di piante “iperreali” che, in dialogo con la didascalia, sovvertono le dinamiche linguistiche sottese all’annuncio immobiliare mentre le mimano.
Tra case chiuse di nome e di fatto e giocose rotazioni di pianta che vi negano l’affaccio sul Duomo, tra proposte utopiche o forse distopiche per coppie di ex -l’amore finisce, l’affitto resta-, tra case-performance che vi richiedono un’ingente somma di denaro ogni volta che la fate grossa, vi addentrerete nell’intelligente satira di Aaltissimo e, tra un sorriso divertito e un altro amaro, la riflessione critica sarà inevitabile.
Che cosa vuol dire abitare a Milano oggi? Può la legge di mercato, silenziosa e invisibile come un Tae-suk in Ferro 3, profanare uno spazio di intimità? Cosa succede quando questo accade?
Inoltriamoci, come direbbe il buon Rilke, dove le cose si fanno serie e l’ironia non scende mai e cogliamo l’occasione di introdurre il lavoro sulla questione abitativa dei ragazzi di Milano Invisibile, un collettivo di giovanissimi che si propone di raccontare le realtà invisibili del capoluogo lombardo e che ha saputo con pazienza raccogliere, interpretare e restituire sotto forma di documentario le testimonianze di chi, da anni, riflette sul tema “casa”.
Milano sembra infatti essere afflitta da una serie di fragilità strutturali – canoni molto alti e sproporzionati, difficoltà d’accesso all’acquisto di un’abitazione e all’edilizia residenziale pubblica – che minano profondamente il welfare generale, sempre più spesso delegato a enti caritatevoli o all’intervento della famiglia.
Soggetta a meccanismi di invisibilizzazione che fanno gravare sul singolo la responsabilità di sopravvivere all’interno di un mercato immobiliare escludente, incapace di dare nuovo slancio al dibattito sulla casa pubblica, Milano fatica a trovare soluzioni concrete per le oltre 25’000 famiglie in attesa di una casa popolare (destinate ad aumentare dopo il Covid e la guerra) e a dare risposta a tutti coloro che vivono la drammatica realtà dello sfratto.
In Italia, a differenza di altre costituzioni europee, non esiste un vero e proprio diritto all’abitazione, sebbene il possesso di una casa dignitosa sia condizione necessaria per l’esercizio di altri diritti fondamentali (all’infanzia, alla salute, al lavoro). Nella maggior parte dei casi la vulnerabilità abitativa è causa della produzione di povertà e non conseguenza di un’indigenza preesistente e lo sfratto si colloca all’apice di un processo che trasforma ufficialmente il cittadino in povero urbano.
Ad oggi esistono realtà milanesi che si impegnano a favore dell’alloggio etico e che provano ad arginare il problema della precarietà abitativa, tra queste Dar=Casa, i progetti Foyer di Cenni, Ospitalità Solidale, Carbonia 3, Grigioni 2035, la Cordata ScS, MeglioMilano, Fondazione la Comune, i progetti Zumbini Home, Barona Home, Frattini Home.
Barlumi di resistenza che tuttavia non riescono a risolvere un problema troppo radicato ed esteso.
La questione è complessa, gli spunti molteplici, troppi per essere affrontati tutti. La speranza è che possiate dare un’occhiata a questo documentario, farvi un’idea e desiderare con noi di essere un po’ più cittadini e meno clienti di questa Milano bella e impossibile!
Sofia Panseri